Scrivi cordino, leggi truffa
Il cordino per borse è senz’altro uno dei prodotti più richiesti e venduti nel settore dell’ hobbistica. Molte sono le aziende che lo propongono, in vari formati e tipologie, anche perché da prodotto inizialmente venduto tipicamente in estate, è divenuto una referenza acquistata dalle appassionate tutto l’anno. Un mercato importante, che ha permesso addirittura ad alcune realtà di specializzarsi. Eppure ci credereste se vi dicessimo che in commercio, sette cordini su dieci, presentano delle gravi difformità rispetto ai dati riportati in etichetta ? Tradotto in parole povere: vi stanno fregando! Ma facciamo un passo indietro…
Il mondo dei cordini, infatti, si divide sostanzialmente in due: quelli di importazione e quelli prodotti in Italia. I primi rappresentano la maggioranza del prodotto disponibile sul mercato e sono realizzati per lo più in Cina. Quelle realtà commerciali che invece credono sui cordini italiani si contano sulle dita di una mano…
Prima di scrivere questo articolo, abbiamo voluto acquistarne alcuni, dalle realtà più importanti in Italia. Decine di rocche, per esaminarle e metterle a confronto. Prodotti mandati ad esaminare dal punto di vista molecolare presso un laboratorio qualificato ed indipendente di Assago (Mi), specializzato in analisi di materiali plastici.
Vi raccontiamo che cosa è emerso, sottolineando però che non troverete alcun riferimento a nomi di prodotti o marchi, perché l’intento dell’articolo non è accusatorio ma bensì informativo per il cliente finale. Sarebbe poi fin troppo facile per i nostri concorrenti, beccati con “le mani nella marmellata” sostenere polemicamente a loro discolpa che tutto ciò è fatto solo per screditarli…
Quindi, tornando ai prodotti:
- Ci siamo innanzitutto presi la briga di misurare con un dispositivo automatico tutte le rocche acquistate. Tre rocche su dieci presentavano quantitativi inferiori a quelli riportati in etichetta, con differenze apprezzabili nei termini del 10, 20 ed addirittura anche 30% in meno (!) su prodotti di importazione. Un prodotto in particolare, su quindici rocche, non presentava alcuna indicazione di metratura e tutte e quindici le rocche non avevano avvolte le stesse quantità di cordino con difformità anche di quaranta metri in meno.
- Alcuni cordini dichiarati di polipropilene sono invece realizzati con materiali più scadenti e commercialmente meno costosi, come il poliestere ed il polietilene. Alcuni addirittura sono in nylon, un prodotto di bassissima qualità. Una partita di rocche dichiarate in 100% cotone sono risultate in misto poliestere. Attenzione allora perché c’è chi dichiara di vendere un prodotto di alta qualità, invece la qualità è scarsissima.
- Alcuni cordini, dichiarati per 500 grammi di peso, in realtà pesavano 410/420 grammi, cioè 80/90 grammi in meno. Tutte le rocche acquistate, prima di essere misurate, sono state pesate. In alcuni prodotti con bobina di cartone, i 500 grammi sono infatti computati assieme al peso della rocca o della bobina su cui sono avvolti che ai sensi delle normative sul commercio, però, dovrebbe essere previsto quale tara o imballo. Di fatto vi stanno vendendo meno quantità di cordino.
- Alcuni cordini, dichiarati per fatti in Italia, sono invece prodotti all’estero. Più precisamente in Cina. Dato assodato attraverso l’analisi delle partite di materiali componenti. Questo è possibile, come documentato dalle camere di commercio a cui ci siamo rivolti chiedendo spiegazioni, perché la normativa italiana sulle etichette prevede che il prodotto basta solo che sia riavvolto in Italia per poter dichiarare sull’etichetta “Made in Italy”. Sembra paradossale ma quel cordino, di made in Italia, molto probabilmente, non ha nemmeno l’etichetta…
- Ultimo, ma non per importanza, il residuo analizzato. Alcuni cordini presentavano quantità apprezzabili di trialometani di cloro, cadmio, mercurio, arsenico e cobalto. Sono tutti componenti residuali dei processi di colorazione delle materie plastiche. Che inconsapevolmente vi finiscono sulle mani mentre lavorate. Mani con cui poi preparare la cena, accarezzate i bambini, assumete delle medicine.
Il cadmio è stato recentemente iscritto dallo IARC nel gruppo A2. Potenzialmente cancerogeno. Studi epidemiologici di popolazioni esposte per via inalatoria ad elevate concentrazioni di cadmio sul luogo di lavoro hanno evidenziato un crescente rischio di cancro del polmone, ma non si sono raggiunte conclusioni definitive. L’arsenico è riconosciuto universalmente come uno dei metalli che più incidono sulla insorgenza di tumori al polmone, cute e vescica. È nel gruppo 1 dello IARC, riconosciuto quindi come cancerogeno. I trialometani di cloro sono gravemente dannosi alla salute umana, comportano oltre ad un concreto rischio per l’insorgenza di malattie cardiovascolari un significativo aumento di aborti spontanei.
In uno dei prossimi articoli ritorneremo sul tema ‘caldo’ dei cordini trattando i sistemi di lavorazione, il costo delle materie prime, i processi costruttivi.
Come sempre il nostro consiglio è quello di informarsi quanto più si può. Acquistare informati, il più possibile consapevoli, è sicuramente uno dei modi migliori per difendersi da chi vuole solo attuare delle speculazioni commerciali.